Le sorgenti termali di Casteldoria, nel comune di Santa Maria Coghinas, rappresentano una risorsa preziosa per la salute e l’economia dell’Anglona. Le acque, che sgorgano lungo fratture nella roccia vulcanica e in prossimità di affioramenti di lava, raggiungono temperature tra 40 e 70°C, le più calde della Sardegna. Salso-bromo-iodiche, erano già apprezzate da Fenici, Greci e Romani e, secondo alcuni studi, la zona potrebbe essere stata l’antico antro del ciclope Polifemo descritto nell’Odissea.
Le acque termali di Casteldoria nascono a 2-3 km di profondità, assorbendo minerali e calore dalle rocce vulcaniche. Hanno proprietà antisettiche, anti-infiammatorie, decongestionanti, immunostimolanti e miorilassanti, mentre il fango termale matura in apposite vasche per circa sei mesi, sviluppando caratteristiche terapeutiche uniche. Oltre ai fanghi, lo stabilimento offre trattamenti balneoterapici, inalazioni e aerosol curativi.
La struttura, immersa in un contesto naturale spettacolare tra fiume, mare, lago e colline ricoperte da macchia mediterranea, fu rilanciata dalla Provincia di Sassari con un investimento di circa 15 milioni di euro. Nel 2010 fu accreditato un centro di medicina termale riabilitativa, in grado di erogare 700 trattamenti e 30 prestazioni riabilitative al giorno. Purtroppo, la crisi legata alla pandemia ha costretto lo stabilimento alla chiusura, ancora oggi non riaperta.
«Un vero danno per l’economia locale – sottolinea il sindaco di Santa Maria Coghinas, Pietro Carbini – ma siamo fiduciosi che, insieme alla Provincia e all’Unione dei Comuni, si possano creare le condizioni per una riapertura definitiva. Le terme rappresentano una risorsa preziosa per tutta la collettività e un’opportunità economica enorme per il territorio».
